Dal 1996 Claudia Bricci, psicologa e psicoterapeuta, ha aiutato quasi 1200 fiorentini a smettere di fumare. Tra quelli che si sono rivolti alla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, con cui Bricci collabora da trent’anni, il 70% è riuscito a diventare ‘non fumatore’. Come? Un passo alla volta. “All’inizio chiedo cosa li spinga ad abbandonare il fumo. Non bastano le sollecitazioni di amici e parenti, serve una forte motivazione personale”.
Bricci da anni riunisce gli aspiranti “non fumatori” (così li definisce) in gruppi. Quindi, affiancando il lavoro individuale a quello collettivo, inizia con i pazienti il percorso di cura dalla dipendenza. “Per cominciare cerco di rendere le persone consapevoli e così le invito a scrivere un diario comportamentale. Prima di accendere la sigaretta mi faccio dire cosa provano, pensano, perché lo fanno”. Lo stress del lavoro, le preoccupazioni, le delusioni affettive, l’abitudine, la tristezza, la noia. In quelle pagine Bricci ha letto le ragioni di migliaia di persone che al fumo hanno delegato una parte del proprio autocontrollo. E della propria vita.
In Toscana è dipendente dal tabacco oltre il 20% della popolazione over 14 e i decessi causati dal fumo sono quasi 5.500 l’anno. “Con LILT pratico il metodo dolce. Otto incontri di gruppo, due volte a settimana, per un’ora e mezza. Il 70% dei pazienti dopo 15 giorni riesce a completare la prova più dura ovvero l’astensione totale per 48 ore dalle sigarette”. Ed è in quel momento che molti sentono di aver raggiunto la cima più alta della propria vita e cioè governare la dipendenza. Allora proprio qui entra in gioco il potere della socialità.
“La forza di dire ‘no’ per 48 ore può salvarti per sempre, soprattutto sei hai detto ‘sì’ al fumo per l’intera esistenza (la maggior parte delle persone inizia a fumare da adolescente)”. Poi, spiega ancora Bricci, il “gruppo” diventa fondamentale. “In passato in quei due giorni consigliavo ai miei pazienti di chiamarsi al telefono per aiutarsi a resistere, ora invece, creo un gruppo whatsapp dove scambiarsi messaggi di supporto”. Foto, frasi. Vale tutto.
Anche dopo molto tempo, Bricci continua a raccogliere i frutti di chi è riuscito a smettere: “C’è chi mi manda il totale dei soldi risparmiati rinunciando al tabacco – anche migliaia di euro – e chi mi racconta di aver abbandonato, dopo le sigarette, altre dipendenze, come amori che non avevano più ragione di esistere”. Il vizio infatti – sottolinea – è come una pressa che spinge in basso la persona. “Sentirsi capaci di dire ‘basta’ infonde nelle persone fiducia. Questo può cambiare la vita”.
Ma Bricci, con l’esperienza (e dopo una brevissima parentesi da fumatrice per smaltire le pene di un amore finito) è diventata categorica: “Smettere di fumare deve voler dire ‘per sempre’. Per continuare ad essere non fumatori nel tempo, è necessario tenere lontana anche la sigaretta occasionale. Persino qualche tiro di tabacco può aprire la porta ad una ricaduta”.
Per tenere fede alla promessa, nulla è escluso. “Metto a disposizione dei pazienti tutti gli strumenti -medici e non – e li considero tutti ugualmente validi pur di ottenere il risultato”. Dunque, suggerisce Bricci, se vedete qualcuno con in mano “una carota o un bastoncino di liquirizia, una cannuccia tagliata o un pezzo di sedano”, non giudicate. Magari quella persona sta combattendo una guerra difficilissima che vale la pena vincere.