«Sono Roy e faccio il gigolo. Non sono solo uno che ti darà piacere. Dare piacere è il mio lavoro e la mia passione. Io cerco di più. Sono un enigmista. Mi piace scardinare anime. Quello che mi affascina di più in una donna non sono le curve del suo corpo ma i meandri della sua mente. Mi piace leggere negli occhi di una donna il sollievo fisico che si prova al termine di una lunga corsa e dopo essere usciti da un confessionale».
Non potrebbe essere più chiara l’autopresentazione che Roberto Dolce (in arte Roy) fa di se stesso. Di mestiere fa il gigolò. Lui si definisce anche psicologo, talvolta prete. Perché le donne gli svelano i segreti più profondi. «Il 60 per cento delle donne che mi chiamano sono frustrate dai loro matrimoni, non si sentono più amate, non si sentono più corteggiate, hanno bisogno di ritrovare ascolto, amore, passione». E quindi chiamano lui, che lavora spesso su Firenze e la Toscana e che costa tanto. «Non sempre 500 euro, dipende chi c’è dall’altra parte del telefono: se la donna è ricca posso chiedere anche di più. Una volta, per esempio, sono stato pagato 10mila euro per stare insieme due ore e vedere un film di Verdone». Se invece la donna è meno abbiente, la tariffa può essere leggermente rivista. «Ad esempio quando mi chiamano le disabili che vogliono fare sesso». Oppure con le ragazze che vogliono perdere la verginità. Succede anche questo, ecco perché Roy sostiene che il suo lavoro è anche una missione sociale.
Non c’è solo il sesso. Lui può accompagnarvi semplicemente a cena, oppure a un matrimonio, oppure può fingere di essere il vostro amante per far ingelosire il marito. Oppure tanto altro: «Una volta sono stato lo sposo di un matrimonio finto. Una ragazza voleva far vedere ai genitori che diventava moglie per avere la casa dai genitori». Ma ci sono anche momenti tristi: «Come quella volta che finsi di essere il padre di un bambino che era stato abbandonato dal vero padre».
Una vita tra le donne, quella di Roy. Ma guai a innamorarsi: «Le donne si innamorano sempre di me, ma io non mi innamoro mai». Uomo tutto d’un pezzo. Il suo motto: «Chi ama una sola donna è un egoista». Lui ne è convinto: «Oggi mi piace una donna, domani me ne piace un’altra, gli uomini cambiano ed è bello cambiare. E quando c’è di mezzo il sesso, è difficile innamorarsi». Ha le sue convinzioni, Roberto Dolce. Sguardo volutamente intrigante, occhi azzurri scintillanti, barba curatissima. «Se le donne che incontro non mi chiamano per una seconda volta, significa che ho fallito e questo non mi piace».
Quasi vent’anni fa ha lasciato il suo lavoro nella lavanderia industriale della madre e dello zio. «Facevo lo spogliarellista come hobby, ho iniziato per caso a fare questo lavoro e ho scoperto che si poteva guadagnare bene». Così ha lasciato il lavoro con la madre. «All’inizio mi hanno detto che ero pazzo, mi guardavano male, mi giudicavano, dicevano che ero un peccatore, la mia famiglia è cattolica e mia zia è una suora, tutto questo certamente non ha aiutato». Ma oggi in famiglia è tornato la quiete. «Perché in fondo io sono come un medico… le donne vengono da me perché hanno un problema… e questo anche la mia famiglia l’ha capito».
Lavora sempre tantissimo, spesso di notte. La sua sveglia suona alle 10. Ama il suo lavoro. «Per me è una vera passione». Praticamente nessuna sosta, neppure con il Covid: «Sono un po’ calate le chiamate ma io ho molte clienti fidelizzate che mi chiamano anche in questo periodo». A volte però, quando arriva Natale, qualcosa s’inceppa. «Vedo che tutti festeggiano in famiglia, io però non ho una famiglia e un po’ mi intenerisco». Oppure nei ristoranti, quando vede le coppie innamorate che si scambiano effusioni. «Li guardo con una punta d’invidia». Però in fondo, sono momenti passeggeri: «Non tornerei mai indietro, è vero che non ho una famiglia, però ho tante fidanzate, sono un traditore cronico e va bene così». E i figli? «No, i figli no, sono talmente preso dal mio mestiere, che il figlio sarebbe una distruzione». E così continua a viaggiare tra donne e città, in tutta Europa portato in viaggio (rigorosamente spesato) dalle sue fidanzate per una sera.