“Il mio banco di streetwear anni Novanta”.
Antonio, il vintage nei mercati popolari fiorentini

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Il viaggio che ha portato Antonio all’apertura del suo negozio “Novemila” è una storia di piazze fiorentine e persone che vincono sulla vendita online; un viaggio partito molto tempo fa. “Finito il liceo credevo che la ristorazione sarebbe stata il mio futuro. I miei genitori gestivano da anni un ristorante a Bacchereto, ed io e i miei fratelli siamo cresciuti in quell’ambiente. Provai a prendere in gestione un ristorante thai ma presto mi accorsi che non era davvero quello che volevo. Fin da ragazzino avevo sviluppato una grande passione per il rap degli anni ’90, sia per l’estetica che per la musica, ed io stesso, a suon di gavetta e testi scritti da me, ero già salito su diversi palchi come rapper”.

L’idea del banco al mercato arriva da una scelta inaspettata dei suoi genitori: “Nel 2015 hanno chiuso con i ristoranti e mio babbo, che frequentava spesso il mercato di Sant’Ambrogio, venne a sapere che dei signori vendevano la loro licenza. Lui, pratese che da ragazzino smistava i cenci e ha lavorato per trent’anni nel settore tessile, ha scelto di mettere su un banco di vestiti insieme a mia mamma. Io giravo già molti mercati per conto mio in cerca di capi street, e iniziai ad accompagnare mio babbo ai magazzini e ad accumulare tantissima roba. Così, nel 2017 creai una linea vintage di streetwear, abbigliamento casual anni 80 e 90 di marche come Carhartt, Nike, Timberland, Columbia e molte altre, e di provare però con la vendita online. La chiamai “Novemila”, pensando al famoso meme di Dragon Ball in cui Vegeta svela il nuovo fortissimo potere di Goku appena tornato urlando: It’s over 9000!”.

Anche se l’online andava piuttosto bene, il tempo e Firenze avevano altro in serbo per lui: “Dopo due anni che vendevo online e giravo con Novemila nei festival di musica in Toscana e al nord, mi dissi che per farlo diventare davvero un lavoro dovevo dargli uno spazio concreto. Aprii la partita iva e comprai anch’io la licenza per Sant’Ambrogio, il banco davanti ai miei, e Santo Spirito. È iniziata la vita nei mercati storici. Avevo ventisette anni e intorno a me ero l’unico di quell’età con un banco tutto suo. C’è tanto da fare: sveglia presto, tantissima ricerca, caricare e scaricare, gestire tutti i fornitori, mantenere alta la selezione, fare promozione. Inizialmente veniva capito poco quello che offrivo, è stato difficile inserirsi nella scena tradizionale del mercato e spiegare al frequentatore medio l’immaginario di Novemila; c’era una discrepanza tra chi mi seguiva da anni sui social e chi passava davanti al banco. Per unire questi due mondi ci sono voluti tempo e fiducia. Per fortuna la vita del mercato, le sue scene, i personaggi, l’aggregazione, soprattutto in Sant’Ambrogio, mi è sempre piaciuta tantissimo, e mi hanno voluto tutti subito bene in quanto giovane del giro”.

Sui social Novemila diventa un riferimento per gli amanti dello streetwear, Antonio mette foto, musica, riferimenti, grafiche, accessori e storie degli anni 80: “Questo giaccone da caccia della Carhartt ha le spalle rinforzate in velluto per poterci appoggiare il fucile e sulla schiena la sacca da cacciatore chiamata game o hunter pocket”. Poi arriva l’occasione di mettere davvero alla prova il brand: “Ho avuto la possibilità di fare dei pop-up store grazie allo spazio espositivo di EX FO, ex ortofrutta e ortaggi accanto al Bar Argentina. La prima volta ero in ansia, non sapevo cosa aspettarmi, magari non si presentava nessuno. Invece ci fu una grandissima risposta. Quando vidi la fila fuori dal negozio e tutti quei ragazzi con le grucce in mano, per la prima volta capii davvero che le scelte che avevo fatto mi stavano ripagando”.

Così, senza aver bruciato alcuna tappa e lavorando con cura per sette anni, quando vede il fondo in Via XX Settembre, Antonio decide di fare questo nuovo passo: “All’inizio del 2024 ho trovato questo posto e ho pensato che fosse perfetto. Il rischio di impresa era più alto, ma era il momento giusto. Sono cresciuto io, è cresciuto Novemila e chi lo segue. Rimango anche ai mercati ma con questo spazio fisso posso rendere giustizia agli articoli e far emergere a pieno l’immaginario che ho sempre promosso anche sui social. Credo che quello che ha funzionato sia che io in primis sono sempre stato fan e sponsor di questo stile sul palco e fuori, che ho anticipato di poco il grande interesse attuale tra i giovani per il secondo hand, che a Firenze mancasse un’offerta streetwear di qualità e che non ho mai sottovalutato l’importanza di Instagram. Sono sempre stato affascinato dal vintage, dal fatto che un capo di abbigliamento usato ha avuto tutta una vita prima di te, che era con qualcun altro magari dall’altra parte del mondo, e ora sta vivendo la tua storia. E l’ho sempre raccontato. Questo colpisce le persone, oltre ad essere una scelta ecologica. Chi vuole una storia, e capi di una qualità che oggi non si trova, viene a cercarle qui. Lo scambio che facciamo va oltre il pezzo di stoffa”.

 

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