Filippo, il Capitano del Corteo storico fiorentino

«Ogni volta che mi tolgo i miei vestiti e indosso quelli della Firenze antica, mi sento dentro la storia, mi spersonalizzo e non sono più me stesso, in quel momento mi sento un “amico” di Michelangelo, Lorenzo Il Magnifico, Dante. E tremo d’emozione».

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Rullo di tamburi, poi silenzio per 40 secondi. “Ecco, quelli sono i secondi più emozionanti di tutto l’anno, forse di una vita, e ogni volta ho la pelle d’oca in tutto il corpo per la paura di sbagliare. Tutti guardano me, cinquemila persone aspettano che proferisca quelle parole, le massime cariche cittadine attendono con la medesima trepidazione”. Le lancette dei secondi girano veloci, poi entra in scena e tira fuori le sue grida: “State attenti al comando, badate a voi, le armi in pugno”. Fino alla frase finale, dove la voce gli si strozza in gola per l’enfasi e un brivido, anche se ci sono 40 gradi, gli attraversa tutto il corpo: “Gridate con me, Viva Fiorenza”.

Filippo Giovannelli è il Capitano di guardia del Contado e del Distretto del Corteo Storico della Repubblica fiorentina, quello che anticamente era il capo dell’esercito fiorentino, sempre in prima linea davanti al nemico, sempre in fibrillazione per non far soccombere le truppe della città. Il suo abito è in velluto cangiante di colore grigio azzurro con soppannatura in seta cremisi. E’ lui stesso il direttore del Corteo, quello che ogni 24 giugno, patrono di Firenze San Giovanni, sfila fino a piazza Santa Croce per la finale del Calcio Storico.
Il Corteo storico è la sua vita. Anzi no, perché ha una famiglia, due figli e un lavoro nei vigili del fuoco. “Ma l’80 per cento delle volte che mi squilla il telefono è per il Corteo Storico”. Perché il Corteo non c’è soltanto il 24 giugno, ma le esibizioni del Corteo sono oltre cento in tutto l’anno. “Ogni volta che mi tolgo i miei vestiti e indosso quelli della Firenze antica, mi sento dentro la storia, mi spersonalizzo e non sono più me stesso, in quel momento mi sento un “amico” di Michelangelo, Lorenzo Il Magnifico, Dante. E tremo d’emozione”.

Però Filippo non è soltanto Fiorenza e tradizione. Filippo è un uomo con una storia. E con tante paure nascoste difficili da rimuovere. Come quella volta in Aspromonte, quel massiccio montuoso dell’Appennino calabrese dove si nascondono bracconieri e ‘ndraghetisti. “Era il 1992, facevo parte del Corpo Forestale e fummo inviati a trascorrere diverse settimane in prima linea contro i bracconieri, nel cuore dell’Aspromonte dove esiste la macabra usanza di uccidere i falchi pellegrini, una tradizione che però è assolutamente vietata. Noi dovevamo mimetizzarci nella foresta, armati e con giubbotti anti proiettili, 14 ore al giorno nel bosco per seguire i bracconieri e coglierli in flagrante. Ma era durissima, quella è gente che spara senza scrupoli, se vengono arrestati ne va dell’onorabilità di tutta la famiglia”. E mentre Giovannelli avanzava tra gli alberi, il cuore batteva all’impazzata. “Alla fine li arrestammo, ma quell’esperienza drammatica mi fece capire che quella non era la mia strada, era un mestiere troppo pericoloso”. Fu così che passò agli incendi boschivi, fino ad arrivare ai pompieri.

Se invece gli chiedi il momento più bello della sua vita, ne descrive due: “La nascita dei miei due figli, Thalia e Elyas Enea, avvenute a distanza di 17 anni e con due mogli diverse, la prima di origini francesi, la seconda per metà iraniane. La prima volta avevo 29 anni, la seconda 46”. C’è soltanto un grande rammarico: “Ho perso i genitori quando avevo circa 30 anni, entrambi deceduti per brutte malattie, mi fa male pensare che nessuno dei due abbia potuto vedere crescere i loro nipoti”.

E tra i momenti più belli relativi alla tradizione, non dimenticherà mai quella volta che il Corteo Storico e il Calcio Storico approdarono a Plan de Corones, 2400 metri di altitudine, in mezzo alla neve. “Mi è sembrato di scrivere un pezzo di storia, giocare su un campo di neve assomigliava molto a quella partita che venne disputata nell’Arno ghiacciato nel 1490. Resterà nella memoria”.
Ma Filippo Giovannelli si diletta anche con l’arte di scrivere. All’attivo numerosi libri sulla tradizione fiorentina, tra cui la “Guida al calcio Storico fiorentino” e “Il Fiorino. Storia, aneddoti e curiosità di una grande moneta”. Ed è naturale che Firenze sia nel suo cuore, quasi come una terza figlia.

 

 

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