Il caffè da provare è da Rivoire, il lampredotto al mercato di San Lorenzo, la bistecca alla fiorentina è da assaporare ma con calma, tra chiacchiere e racconti, accompagnata da un buon bicchiere di Chianti. Angela Huang, 43 anni, da 10 anni accompagna le comitive di turisti cinesi in giro per la città, risponde a tutte le domande, dà volentieri consigli al visitatore mordi e fuggi, curioso di conoscere qualcosa in più e qualcosa di genuino di Firenze. Angela racconta il suo lavoro, intrapreso per caso (quando le frontiere della Cina hanno iniziato ad essere porte di passaggio), e il contatto con persone che si sono fatte un lungo viaggio ansiose di conoscere il più possibile della città del David di Michelangelo, della terra di Leonardo Da Vinci. Non tutti i turisti sono attirati dall’arte rinascimentale, anche se un giro agli Uffizi non se lo fa mancare nessuno, ma quello che chiedono tutti alla propria guida, nessuno escluso, sono i consigli su come e dove andare a mangiare e a gustarsi almeno un po’ della vita fiorentina.
Soprattutto in questi ultimi giorni, in seguito all’allarme per il Coronavirus, quando molti turisti, armati di mascherina, per evitare di rientrare in patria con questa situazione delicata, «hanno scelto di restare qualche settimana in più tra Firenze e la Toscana». Una scelta non isolata, che fanno alcuni orientali arrivati qui per turismo e allarmati per la situazione in patria, complice anche il blocco aereo con la Cina. Ad aiutarli, c’è il consolato cinese di Firenze e gli stessi alberghi, che tentano di attrezzarsi per far alloggiare gratuitamente gli asiatici nelle proprie stanze. Per i turisti che restano in città, ce ne sono invece tanti altri che non arrivano più: tantissimi i cali delle prenotazioni turistiche da parte di cittadini cinesi.
Quanto al lavoro di guida turistica, dice Angela, «dobbiamo evitare di stressare i turisti con troppe informazioni sulla storia e sui monumenti, ma per mezza giornata tutti apprezzano un giro tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti e ascoltano attenti aneddoti e curiosità, io ad esempio racconto sempre che tra moda, cucina, musica, bellezza, tanto di quello che conosciamo è nato nella Firenze rinascimentale. I tacchi ad esempio li ha inventati una Medici, Caterina».
Angela si è innamorata di Firenze quando a 20 anni è venuta qui in visita. Originaria di Taiwan, dopo il diploma aveva deciso di raggiungere un’amica di famiglia a Roma per iscriversi al conservatorio e studiare pianoforte e opera. Una volta vista Firenze ha scelto di frequentare il Cherubini e vivere nella città che, come dice lei, «conosce e preserva la bellezza». Ha conosciuto qui suo marito, italiano, a un corso d’informatica. È stato amore a prima vista. Oggi hanno una figlia. Angela ama la cultura italiana, soprattutto il fatto che fiorentini e italiani «sanno godersi la vita, mentre i cinesi pensano soltanto a lavorare per arricchirsi».
Angela si sente per metà cinese e per metà italiana. Anzi, per metà cinese e per metà fiorentina. In equilibrio fra tradizioni millenarie, anche se la Cina tende a cancellare il suo passato glorioso. «In Cina c’è la tendenza a cambiare i nomi delle strade e delle piazze, a intitolarle a personaggi del presente tralasciando il passato, cancellando la memoria, Firenze mi ha insegnato quanto sia importante la propria storia, per mantenere la propria identità, per valorizzare quello che siamo». Le differenze si notano anche a tavola: «Una grande differenza è il modo di avvicinarsi al cibo, in Cina un servizio veloce è sinonimo di ottima qualità, qui a Firenze consiglio ai visitatori di rallentare il ritmo, di godersi il momento del pranzo e imparare a conoscere gli ingredienti della cucina fiorentina a partire dall’olio d’oliva, e a non protestare se gli alberghi del centro non hanno tutta la tecnologia che loro si sarebbero aspettati, perché il contesto in cui nascono quegli alberghi è più importante dei servizi più innovativi».
Negli ultimi anni non sono solo le comitive di turisti cinesi a sbarcare in città, molti sono giovani che viaggiano da soli, spesso in viaggio di nozze o per lavoro. «Non sono soltanto i ricchi a visitare Firenze, arrivano sempre più persone dei ceti medi. Solitamente arrivano in pullman da Roma o Milano. Ci muoviamo in gruppi con decine di persone, e questo spesso fa irritare i fiorentini che passano per strada. Mi capita di ricevere insulti, qualcuno ci urla contro, qualcun altro ci dice di tornarcene a casa nostra, ma casa mia è Firenze e il mio lavoro è mostrare agli stranieri le bellezze di Firenze. Questo mi dispiace, mi fa soffrire». Poi aggiunge: «Il turismo è il motore dell’economia fiorentina, Firenze deve imparare a prendersi cura dei suoi visitatori, è brutto ricevere insulti per strada, è altrettanto brutto trovare i venditori abusivi sotto i monumenti che si avvicinano con fare aggressivo o vedere escogitare dai commercianti ‘tranelli’ in cui può inciampare il turista. Lo stupore più frequente per il visitatore cinese? Che la potenzialità del mercato del turismo toscano possa convivere qui con la disoccupazione».