A volte quarantaquattro anni sono l’età giusta per tracciare un bilancio. Non sei più un ragazzo, ma nemmeno puoi reputarti del tutto adulto. Hai abbastanza strada sotto le suole per guardarti indietro e per capire cosa vuoi fare da grande. Leonardo Calamandrei, anni quarantaquattro per l’appunto, in realtà si è messo in pari con sé stesso già da un pezzo. Quindici anni fa faceva l’agente immobiliare, ma una passione lo consumava internamente. Il mondo del fantasy era sempre stato un hobby. Ricorrente, d’accordo, ma niente di più. Poi, un giorno, arriva la scintilla giusta. Una passione laterale (ma non troppo) si trasforma in lavoro: Magic Hammer, il nome del negozio, alza la serranda. Però non è solo. La strada è più godibile quando la percorri in due. Se si potesse riavvolgere il nastro – del resto il tempo era quello delle vhs – e puntare dritti sulla Catalogna, lo sorprenderesti mano nella mano con Aurelia, all’uscita della facoltà di Architettura di Barcellona. Lei, che collabora lì, gli esprime passioni che suonano familiari. I destini sanno riconoscersi e annodarsi. Il loro converge verso Firenze. “Ne parlai con mia moglie – racconta Leonardo – e anche lei fu subito decisa: mi avrebbe seguito in questo viaggio. Si fida molto delle mie competenze nel settore. Del resto, gioco da quando ho dieci anni e qualcosa devo pure aver messo via. Se socchiudo le palpebre vedo ancora il mio battesimo: un’estate al mare a Viareggio, all’età di dieci anni, il primo mazzo di Magic tra le dita. Da lì non mi sono più fermato”.
Aurelia ricorda ancora nitidamente ogni singolo step: “Dopo un anno di convivenza a Firenze, un giorno ci convincemmo. La passione per il fantasy poteva davvero trasformarsi in lavoro. Allora ci mettemmo ad elaborare un business plan per aprire un possibile negozio”. Sei mesi dopo il desiderio collima con la realtà. Prima una sede in affitto e poi, dopo altri cinque anni, un’altra tutta loro. Oggi l’attività, un grande fondo in via di Scandicci, preme al suo interno un universo sognante e pragmatico al contempo. “Vendiamo articoli ludici di ogni tipo – dicono Leonardo e Aurelia – dai giochi in scatola alle miniature, passando per le carte collezionabili e tutti gli accessori. Abbiamo anche un bar per rifocillare i giocatori: chi ha fatto una sessione di Dungeons & Dragons o a Warhammer, per dire, sa che le cose possono andare molto per le lunghe”. Il giovedì e il venerdì poi si tira tardi. “Quelli sono i giorni dedicati ai tornei. Andiamo avanti anche fino all’una e mezza di notte, senza sosta. I clienti? Per la maggior parte la fascia d’età è quella tra i 25 e i 30 anni, ma il negozio si apre a tutti, dai sei anni in su. Stiamo trasmettendo questa passione anche ai nostri figli: è una questione ereditaria”.
Certo, D&D ai tempi del Covid ha dovuto ripensarsi, ma la passione non la smantelli. Anzi. “I giochi di ruolo – prosegue Leonardo – hanno conosciuto un’esplosione durante la pandemia. Le sessioni si sono spostate in video e hanno assunto un valore inestimabile, avvicinando tanta gente che altrimenti si sarebbe sentita sola. Soltanto i giochi in scatola hanno sofferto, per forza di cose. Adesso, invece, registro una certa ascesa dei libri game”. Una potente funzione sociale il fantasy continua ad esercitarla ancora oggi. “Dopo i due anni che abbiamo passato – ricorda Aurelia – molti ragazzi e ragazze faticano ancora a riconquistare quei rapporti con gli altri che fino al 2019 erano la normalità. Venire in negozio allora diventa un pretesto per ricominciare: lavoriamo molto con le associazioni per accogliere chi avverte il bisogno di un ambiente confortante, dove è possibile sprigionare fantasia e abilità, senza essere giudicati”.
Magic Hammer, in fondo, è l’ecosistema ideale per continuare ad allevare i propri sogni. “Quando seguiamo dei ragazzi ai corsi di pittura delle miniature, oppure quando creiamo mondi come master, ci sentiamo bene. Alla fine abbiamo fatto delle nostre passioni la nostra vita. Di quante altre persone si può dire lo stesso?”.