“Entro in Rsa alle 7.30 e la prima cosa che faccio è svegliare gli anziani. Metto loro una mano sulla spalla e sorrido. Poi si comincia, ecco il primo paziente. Lo spoglio, gli metto un telo sotto la schiena e lo sollevo, a volte qualcuno pesa 100 chili. Lo metto seduto sulla carrozzina e lo porto in bagno per la doccia, coperto da un lenzuolo per tutelarne la privacy. In doccia resta in carrozzina completamente nudo. Apro l’acqua, la faccio scorrere finchè non è tiepida. Lo insapono da capo a piedi. Durante la doccia, succede spesso che l’anziano espleti i suoi bisogni: defeca grazie ad un apposito buco nella carrozzina, le feci restano per terra, a volte l’odore è insopportabile. Pulisco bene il sedere dell’anziano, i genitali, le ascelle. Poi lo asciugo. Una volta asciugato, prendo un asciugamano e ripulisco il pavimento dalle feci. Poi mi asciugo anch’io perché durante la doccia mi arrivano molti schizzi. Lavo i denti al paziente, gli tolgo la dentiera, la spazzolo bene, poi gli sciacquo il cavo orale e gli rimetto la dentiera. Una volta un paziente mi ha dato un morso a un dito. Un’altra volta un malato di Alzheimer mi dette un pugno e mi ruppe il labbro. Ripeto le operazioni di doccia per altri 6 pazienti ogni mattina.
Poi arriva il momento del pranzo. Molti pazienti devono essere imboccati. A volte deglutiscono male, tossiscono con gli omogeneizzati in bocca e me li sputano in faccia, allora prendo un tovagliolo di carta e mi pulisco. A volte mi innervosisco, ma poi penso a me da vecchio, e allora mi calmo, penso che i pazienti non hanno nessuna colpa.
Lavoro sei giorni su sette, 6 ore e mezzo al giorno. Ogni giorno ci sono soltanto cinque minuti di pausa, in questi cinque minuti mangio una fetta biscottata, bevo un succo di frutta e parlo coi colleghi. Guadagno 1.090 euro al mese. Le condizioni di lavoro sono difficili, il salario è basso. Però amo questo lavoro, non farei altro al di fuori di questo. Chiedo soltanto più dignità”.
Daniele, 7 ore al giorno in Rsa con gli anziani
«Amo questo lavoro, ma chiedo più dignità»
Le difficili giornate nelle residenze sanitarie: «Insapono i pazienti da capo a piedi. Durante la doccia, succede spesso che facciano i loro bisogni. Defecano grazie ad un apposito buco nella carrozzina, le feci restano per terra, devo toglierle, a volte l’odore è insopportabile»
Jacopo Storni
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