I turisti australiani non ci potevano credere, dovevano ripartire subito, di notte, richiamati addirittura dal loro Governo. Nel bus che da Lubiana li ha portati a Firenze, la notizia dell’Italia diventata un’unica grande zona rossa non li aveva raggiunti e così, nella reception dell’hotel residence Palazzo Ricasoli, il direttore Marco Pomponi non ha potuto far altro che salutare il gruppo di 30 persone. «È stata come una bomba che scoppia e ti lascia senza parole. Ci guardavamo tutti senza poter dire nulla, perché non avevamo parole che riuscissero a spiegare la situazione». Marco, 39 anni, è il direttore di questo albergo 4 stelle in centro a Firenze, in via delle Mantellate. Oggi le sue 132 camere sono vuote, tutte. Un intero residence che potrebbe accogliere 250 persone preso in ostaggio dal silenzio. E dal Coronavirus.
Marco ha il piglio deciso, la battuta sempre pronta a sdrammatizzare e risollevare gli animi. «Sono sempre stato così, positivo per carattere, e ora più che mai devo esserlo. La notte però non dormo. Ho 18 dipendenti a tempo indeterminato a cui possiamo garantire lo stipendio, almeno per ora, ma altrettanti dipendenti sono a chiamata. Per loro io che posso fare? Sono i precari che mi tolgono il sonno. Come faranno a pagare l’affitto, a fare la spesa?». Marco li ha sentiti uno ad uno. «Abbiamo affrontato l’argomento con tranquillità, sanno che non c’è scelta in questo momento. Tutelarli è la mia più grande preoccupazione, spero che le misure del Governo siano davvero efficaci. Non vedo l’ora di riaverli tutti qui».
Palazzo Ricasoli è un grande residence deserto, le stanze piene di eco. Statue bellissime adornano il loggiato al piano terra. Sembra quasi una beffa, nessuno a godere di tanta bellezza. Marco fa questo lavoro da 15 anni. Dopo la laurea in Economia a Siena, inizia a fare il portiere di notte in un albergo 2 stelle a Firenze, Anno dopo anno, le stelle degli alberghi aumentano e anche le sue responsabilità, fino a diventare direttore. «Ho sempre lavorato in questo settore, mi piace, e oggi mi sembra davvero tutto così surreale». Queste giornate da zona rossa passano lente, tra una pulizia più profonda e una manutenzione rimandata da tempo, una mail e una telefonata, sempre più sporadiche. «Ci manca solo fare il cruciverba, ridiamo per alleggerire gli animi. In realtà ci guardiamo tutti con sguardo incredulo, il personale a turno mi chiede cosa accadrà e io non ho alcuna risposta. Aspettiamo tutti insieme l’evolversi degli eventi, ascoltiamo i messaggi del premier con il batticuore e facciamo attenzione alla sicurezza. Siamo uniti e ci auguriamo che tutto questo finisca presto».
In questi giorni, Firenze doveva essere piena di turisti. Da fine febbraio tutto è cambiato e chissà per quanto. «In un giorno è stato annullato il 95% del fatturato di questo periodo con la direttiva del ministero dell’Istruzione che ha bloccato le gite. Poi anche il 5% è sparito nel nulla. Aspettavamo un gruppo di irlandesi, ma non sono saliti nemmeno sull’aereo. Abbiamo bruciato prenotazioni per 500mila euro, da ora fino a maggio. Il lavoro è letteralmente scomparso».
Dalla Regione, è arrivata l’idea di utilizzare gli alberghi egli agriturismi per le quarantene. «Il nostro hotel è a disposizione – ha detto Marco – Ci siamo se è per il bene della salute pubblica. Ma i dipendenti devono essere tenuti fuori e tutelati».
I tempi di ripresa sono un grande, terribile, punto interrogativo. «L’Italia rischia di entrare in una crisi di destinazione lunga almeno 2 anni. Ci riprenderemo prima con il turismo interno, ripartiremo da lì, ma sarà difficile. Èuna situazione globale a cui nessuno è preparato, non abbiamo termini di paragone. Di una cosa sono certo, però: ce la faremo, supereremo anche questa».